martedì 26 giugno 2012

Frank in World!


Mi segnala Pallina il comunicato di Aviewtv pubblicato sul blog di Nalates (ma si trova già su parecchi altri siti, ad esempio su Sl Enquirer) con cui il popolare canale di Machinima annuncia di aver rinnovato la sua Gallery in World presentando in primo piano otto nuovi machinima, e precisamente:


"The Eight featured films included in the renovated debut are:
  • - Time by: Chic Aeon, an exploration of incredibly immersive art installations in Second Life
  • - In Dreams also by Chic Aeon, an enchanting video poem
  • - The Unveiling, an atmospheric action film byAmbrosia Lanley
  • - The Particle Show, a mesmerizing piece about dancer Spectgr3 Belfire by Mary Wickentower
  • - The Jazzologist Strikes Back, a hilarious parody by Miles Eleventhauer
  • - Dejavu, a concert film by director FuzOnAcid featuring Bowie Bravin & Diawa Bellic
  • - Frankenstein Story, a journey into the macabre from director Tommaso Jacobus"


Non c'è che dire, sono veramente felice che sia stato considerato il nostro vecchio Frankenstein, che tanta fatica e tanto divertimento ci ha portato da luglio del 2009 fino all'aprile dell'anno successivo. Ho il rammarico di non averlo realizzato in full HD e di non aver trovato per tante cose le soluzioni giuste (stavamo imparando tutti!), ma vuoi la soddisfazione di vederlo riconosciuto oggi tra i classici del machinima in Second life!

Concludo il post segnalando due video novità ricevuti oggi sulla mia mail da youtube. Il primo, di Glasz de Cuir ,per i trent'anni dalla prima di Blade Runner, è un rifacimento del monologo di Ruthger Auer "...like tears in rain".
Bravissima Glasz, unico appunto, Deckard mi sembra tun po' troppo rilassato.
Il secondo è un'esilarante folle corsa filmata al SL9B (nono compleanno di Second Life) dalla stessa Pallina, la cui collaborazione con noi, ricordo qui, iniziò proprio con la realizzazione del laboratorio del dottor Frankenstein, tre anni fa.


domenica 17 giugno 2012

Old men and insects: il video



Ed ecco qui sopra il video.
Un'altra realizzazione collettiva del Regno nel Sole a cui hanno collaborato vecchi e nuovi membri.
I nomi di tutti stanno nei titoli di coda,  ma qui in particolare segnalo Lila Iwish, che ha realizzato (e interpretato) l'avatar del moscone e Barbra Vaniva che non c'è nelle riprese ma ha attivamente collaborato alla realizzazione della soffitta del vecchio e del campo fiorito.
Altri contibuti extra:
la musica originale, bellissima, firmata da un misterioso (?)  "Enea-projet", e la voce che legge il limerick, gentilmente prestata da CelestialElf, bravissimo machinimator londinese. A lui e a tutti gli altri i miei sentiti ringraziamenti.



Ancora su Lear: uomini e insetti


Protagonisti dei limerick di Lear sono "old men" (in grande prevalenza), "young ladies" e altri tipi umani, a cui fa contorno oltre una varia umanità - in genere conformista e pronta allo scandalo come la società vittoriana dell'epoca di Lear,  ma anche entusiasti estimatori delle qualità del protagonista - un'ampia fauna di deuteragonisti. Parlo di "fauna" non in senso metaforico, visto che spesso si tratta proprio di animali. Pochi sanno che Lear fu un grande illustratore di animali, collaboratore del celebre Audubon (sì, proprio colui che violava costantemente la privacy degli uccelli di  oltreoceano, a cui oggi è intestata la National Audubon Society, l'Audubon Nature Institute e via dicendo). E tra questi animali un ruolo importante va pure ai più repellenti, ai meno belli da ritrarre, gli insetti.
Anche i più repellenti, come un "bluebottle fly" possono assumere una dimensione amabile,  o altrimenti restare, come è nella loro natura, degli immondi perseguitatori, come  l'ape gigante che tormenta il vecchio sull'albero.

Fra le tante storie ricavabili dalla poesia di Lear, ho scelto queste ultime due, per raccontarne una unica, qui sopra il poster del nostro video.

Edward Lear muore in Italia, dove si era stabilito da diversi anni, a Sanremo. Racconta la moglie del suo medico curante che al funerale non c'era neanche un cane, per una serie sfortunata di circostanze nessuno dei suoi molti amici era potuto intervenire. Non le credo, forse non c'era un cane, ma io immagino detro di lui ci fosse una lunga teoria di vecchi uonimi e giovani signore, di animali vari e insetti giganti, per non parlare dei bambini, "little folk"  "who loved to see merry", a cui il suo libro era in fondo dedicato.




venerdì 15 giugno 2012

Edward Lear

"Does it buzz?"

Duecento anni nasceva a Londra Edward Lear,  penultimo di ventuno fratelli, con un'infanzia molto difficile, patendo la povertà  e le malattie che lo tormentarono per tutta la vita, come ci racconta english wikipedia. Ciononostante nella vita fu celebre illustratore e poeta per l'infanzia, oltre che viaggiatore, soprattutto in Italia, dove venne stabilirsi negli ultimi anni della sua vita.

La sua attuale fama nel mondo è legata in particolare al "Nonsense book", e in Italia alla pubblicazione di questo testo, nel 1970, al'interno della molto autorevole collana dei "Millenni" Einaudi, con la traduzione - già un po' invecchiata per la verità, visto che risaliva agli anni '30 - dell'illustre anglista Carlo Izzo.
Grazie anche alla propaganda di Morando e Dossena sul mensile a fumetti "Linus", il genere "limerick", breve composizione a schema e rima fissa in cui solitamente (ma non obbligatoriamente) l'ultima parola del primo e dell'ultimo verso è il nome di una località più o meno esotica, divenne popolare negli anni successivi anche da noi.

Nota bene: Lear non chiamò mai "limerick" i suoi componimenti, per lui erano solo "nonsense".

La traduzione di Izzo è molto libera, quasi mai viene mantenuto il nome della città neppure quando Lear ne adopera una italiana, e a volte anche il senso viene stravolto per esigenze di rima, giusto per fare un esempio: la cavalletta sulla schiena di un vecchio, diventa un grillo sulle sue spalle, anche se non è facile confondere un grillo con una cavalletta, tanto più che c'è il disegno!

Qui sotto un raro caso di traduzione "fedele" che mi ha colpito per un paio di motivi:

C'era un vecchio di Gretna
Che ruzzolò nel cratere dell'Etna;
Quando gli chiesero: "Scotta laggiù?"
Rispose tranquillo: "Mai più!"
Quel mendace vecchio di Gretna.



Il primo motivo è che io sotto l'Etna ci abito: e la prima cosa che vedo quando alla mattina mi affaccio dalla cucina di casa mia. Il secondo è che questo bugiardo vecchio di Gretna mi fa venire in mente un altro viaggiatore scozzese (Gretna è in Scozia): Patrick Brydone, il cui libro "A tour through Sicily and Malta, pubblicato la prima volta nel 1773 e ristampato innumerevoli volte e in innumerevoli lingue, fu un grande successo editoriale dei suoi tempi che Lear sicuramente aveva ben letto. Il brano più famoso del diario di viaggio di Brydone è, per l'appunto, il suo racconto dell'ascesa al cratere dell'Etna.  Il cruccio maggiore di Brydone? Quasi nessuno all'epoca credette che egli fosse veramente salito sull'Etna e il suo fu giudicato dai contemporanei un racconto di fantasia, il massimo dell'infamia per una persona come lui che cercava di osservare e descrivere ogni cosa con lucida mentalità scientifica.
Quando il giovane Goethe nel 1787 arrivò a Catania e chiese di esser condotto sul cratere  sulle orme di Brydone, il cavalier Gioeni, mio illustre concittadino e scienziato del 18mo secolo, gli rispose che Brydone non era mai salito sull'Etna e lo fece condurre sui Monti Rossi dicendo al sommo poeta tedesco che era praticamente la stessa cosa.  Così oggi sui Monti Rossi (due cocuzzoli da cui venne fuori la lava che distrusse Catania nel 1669, oggi meta di gita per famigliole con bimbi anche in carrozzella) c'è il cippo di Goethe e Goethe stesso forse credette di aver rivissuto la stessa esperienza di Brydone...
La poesia di cui sopra fu pubblicata nella prima edizione del libro dei nonsense del 1844, e da qui la mia che il vecchio mendace potesse essere un'allusione a Patrick Brydone, che comunque era già morto da oltre vent'anni. 
Senonché dal'epistolario di Lear vengo a scoprire che quasi esattamente 165 anni fa, nel giugno del 1837, si trovava a Catania  e indovinate un po' dove? Sul cratere dell'Etna! Si sarà sicuramente ricreduto su Brydone, visto che le sensazioni raccontate dal viaggiatore scozzese sono più meno le stesse che si vivono anche oggi nel salire a piedi sul cratere del nostro vulcano...


La doppia coincidenza del bicentenario della nascita e del 165mo anniversario del suo viaggio nella mia città mi ha convinto e portato a convincere i soliti  preziosi amici del gruppo del Regno nel Sole a imbarcarci nell'impresa di realizzare un machinima in omaggio a Edward Lear.
Il gruppo ha riposto ancora, il video è pronto, lo metterò qui nei prossimi giorni con altre informazioni su Lear, sempre che queste mie riflessioni abbiano interessato qualcuno.









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